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Dottor Antonio
Il re dei cuochi della cucina vegetariana
197358 1896 , Milano , Premiata Ditta Editrice Paolo Carrara 50 occorrenze

(Pseud. sc. 2, a. 3). Ne parla Plinio sotto il nome di Lapathum. L'acetosa contiene, secondo le ultime scoperte, molte materie albuminoidi, il che è

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I gladiatori per rinvigorirsi se ne ungevano le membra col sugo.

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Allium, dal celtico ali, caldo, bruciante. Bulbo conosciuto di odore e sapore acutissimo, vuolsi originario dall'Egitto e dalla Persia. Se ne contano

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. L'albicocco è selvatico in China e sono usitatissimi i suoi chicchi per ricavarne olio. Se ne contano molte varietà: le primaticcie sono l'albicocca

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digeribile, dicono, conviene sputarne fuori la parte stopposa, è utile accompagnarlo con vino generoso o liquori. Dall'America, ne arriva una

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Erasmo, ci tramanda che Augusto ne era ghiottissimo, e pare che anche il cuoco di Giulio Cesare glieli apprestasse non molto stracotti, perch'egli ad

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verdura. Tutti gli scrittori, da Galeno a Catone, da Columella a Plinio, ne parlano coll'aquolina in bocca. In Italia erano rinomatissimi quelli di

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In Francia è usata nelle malattie flogistiche, nella nefrite, ecc. L'uso continuato diminuisce il latte. Se ne fa succo, decotto ed infuso. Quello

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In Inghilterra se ne fa una specie di conserva rinfrescante. I fiori della borragine si possono adoperare per tingere l'aceto in turchino. Sono molto

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souffrir que de ne pas sentir.»

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. Bello! quelle castagne che vanno alla testa... invece! Galeno, si capisce che non poteva digerirle e ne dice corna:

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alla castagna usuale, è però acre ed astringente. Gli abitanti della Carinzia e del Limosino (Francia) ne fanno anche pane. Dall'Asia, ci pervenne

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Chi à del pepe ne metta sul cavolo.

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linguaggio delle piante: Sei villano. — Ve ne sono due varietà: la bianca e la oscura, migliore quest'ultima. È coltivato pure in Spagna, dove entra come

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Il cece, dette il nome alla famiglia romana dei Ciceroni, che fu illustrata dal più fecondo oratore della lingua latina, il quale per soprappiù ne

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così nel suo rapporto. Per i bambini se ne prepara ancora uno sciroppo disostruente. Nell'Olanda, nella Fiandra e in alcuni dipartimenti francesi

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Si conservano essicate per l'inverno, si fanno cocere e fresche ed essicate, se ne fa giulebbe e la così detta marennata, o zuppa di amarasche, che

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ne fece pomata per i calvi:

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culinario. Dioscoride ne parla e i Greci ne ornavano i loro orti. Eccita l'appetito, dissipa le flattulenze e provoca la salivazione.

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rallegri. Se ne ànno quattro varietà. I semi durano due anni ma si propaga in primavera separandone le radici. Impedendo la pianta di fiorire, si

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Ne edas allia et fabas.

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Il fico ingrassa più d'ogni altro frutto. Apicio ingrassava i porci coi fichi secchi. La Scuola Salernitana ne canta le lodi così:

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, della forma del fico. Contengono una polpa refrigerante, salubre, mangiabile, purchè se ne sputino i semi, e rende l'orina color rosso sangue. Sono

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non molto soleggiata. Si moltiplica per rampolli. Se ne conoscono nove varietà. Quella coltivata da noi è la bifera, spontanea dei nostri boschi e

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La fragola, venne in ogni tempo tenuta in conto di frutto miracoloso. Non vanno d'accordo i Greci nel suo nome e cognome, ma ne parlano Dioscoride e

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farina gialla. Nel linguaggio dei fiori significa Abbondanza. Se ne fa pane e polenta che forma la base del nutrimento dei nostri contadini e di

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'uomo. Ne morirono avvelenati il figlio e la moglie di Euripide, il papa Clemente VII e Carlo VII.

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nell'acqua. Se ne fa sciroppo col succo solo; unendovi l'aceto se ne à l'acetosa che è gradevole e rinfrescante. Le foglie sono astringenti, i fiori

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, si passa tutto allo staccio e il liquore aromatico che ne risulta si pone in bottiglie che si chiudono ermeticamente.

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. — Plinio asserisce che il lauro era segno di pace fra i combattenti (lib. c. 30). Se ne cingevan nei trionfi gl'Imperatori e i Sommi Pontefici, poi

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lasciano macerare in acqua onde si gonfino e diventino tenere. Se ne fa farina ed è molto leggera e buona pei malati. Le lenti si mangiano in minestra

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Ne parla Virgilio:

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mentham ne commedes, nec piantes tempore belli

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Pianticella gramignacea annuale, originaria delle Indie. Se ne contano 3 varietà, secondo il colore del seme, bianco, gialliccio e nero. Da noi si

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. Infondendole nel vino bianco con erbe amare ed aromatiche, se ne ottiene una particolare, delicata varietà di wermouth, e, dietro infusione

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Il Nasone Ovidio ne caccia l'albero in fondo alla vi, perchè l'infesta colla sua ombra: quoniam sata

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autunno. Ve ne sono diverse varietà: se ne coltivano due specie: il volgare e lo scandella, questo per pascolo al bestiame. Del volgare migliore quello di

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per uso di zuppa, che proviene dalla Francia. Colla pastinacca se ne fa in Francia una marmellata che, inzuccherata, eccita l'appetito ed è assai

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Chi à pepe ne metta sul cavolo.

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cuochi ne fanno fritture, polpettine, persicata, sorbetti, marmellate. Il loro delicato aroma è si sfuggevole che invano si tenta fissarlo completamente

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È un grande albero a foglia caduca, originario delle Indie Orientali, della Persia, dell'Arabia e della Siria. Fra Damasco ed Aleppo ve ne ànno selve

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, barbatelle, innesto. À vita lunga, resiste al freddo, fiorisce tardi, che soffre la brina pe' suoi frutti. Macrobio, sulla fede di Cloazio, ne numera

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Solone aveva ordinato che alla mensa delle nozze fossero apprestati dei pomi cotogni, agli sposi. Questo frutto non dura molto. Si candisce, se ne fa

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Donne e popone, badi chi se ne oppone.

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queste se ne conoscono 31, ma le principali sono: il ribes ordinario (ribes rubrum), con frutto a grappolo rosso e bianco più o men grosso. L'uva spina

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. Dioscoride e Galeno ne magnificano le virtù. Si facevano essiccare anche dagli antichi. Fu sempre celebre presso tutti la Damascena.

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Il timo allontana i topi. Dà un rimedio sicuro nell'afta epizootica dei bovini, detta taglione. Il mio amico Dottor Luigi Morandi, che ne à il vanto

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Est tibi, rare bono generosa fertilis uvae Vinea, ne nascens uva sit usta time.

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L'uva di mattina chi ne mangia un graspo ne e... un tino. È triste consiglio, mangiar la madre e poi bere il figlio. Per Santa Giustina (7 ottobre) l

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quell'epoca, in Sicilia ne fu trascurata la coltivazione e fiorì invece grandemente nelle Indie, che fornivano lo zuccaro a tutta Europa. In America

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