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Marinetti, Filippo Tommaso - Fillìa
La cucina futurista
211781 1932 , Milano , Sonzogno 39 occorrenze

suo vero nome, il suo intervento battagliero e creativo nelle serate futuriste di venti anni prima, la sua vita di scienza e di ricchezze accumulate al

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intuitivo. È convinzione generale che questo piatto sarà in realtà saltato a piè pari per mantener fede alla sua definizione di intuitivo: invece no. Ci

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curva che significava la sintesi di tutti i movimenti dell'anca. E luceva di una sua zuccherina peluria eccitando lo smalto dei denti nelle bocche

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delle «Edizioni Franco-Latine», S. E. Marinetti con la sua solita freschezza d'eloquio rese omaggio al coraggio dei presenti e notò con soddisfazione

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Gareggiò subito tanto con la forza dei raggi solari da inebriarne il plasmatore che infantilmente baciò con la lingua la sua opera.

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Ideato da Marinetti, realizzato sotto la sua dettatura da Giulio Onesti, improvvisatosi scultorecuoco, angosciatissimo e tremante, il complesso

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forma si presta egregiamente a una cottura perfetta della pasta e alla sua biscottatura.

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Infine si è levato S. E. Marinetti per dichiarare che la sua eloquenza era letteralmente tappata dalla succulenza varia e deliziosa delle

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futurista e dalla sua realizzazione.

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. La sua bocca, per quanto ideale, sarà quella di una qualsiasi convitata.» -

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Dopo un lungo periodo di riposo, un pittore o uno scultore che desideri riprendere la sua attività creatrice alle 3 del pomeriggio estivo, vanamente

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soave delle donne più belle e delle più belle Afriche sognate. La sua architettura obliqua di curve molli inseguentisi in cielo nascondeva la grazia di

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I due amanti divorano metà del prosciutto. Seguono le grandi ostriche, ognuna con undici gocce di Moscato di Siracusa nella sua acqua marina.

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, ma scelto tra i più intelligenti e più giovani parassiti dell'aristocrazia e noto per la sua conoscenza totale di tutte le barzellette oscene.

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A mezzanotte, nella vasta sala d'armi, i futuristi Marinetti, Prampolini e Fillìa aspettavano il padrone di casa invitato a sua volta per inaugurare

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Nel romanzo «L'Alcova d'Acciaio» F. T. Marinetti descrive la sua ansietà di sfuggire all'inevitabile impantanamento della sensibilità durante il

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Bellissima donna, ma d'una bellezza tradizionale. Per sua fortuna, i grandi occhi verdi, pieni di falsa ingenuità infantile, sotto la breve fronte

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, priva di mobili: senza vedere, rapidamente, ogni convitato dovrà scegliersi il proprio compagno di tavola secondo una sua inspirazione tattile.

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vita dormivano profondamente. Scattò in piedi agilmente, senza far rumore, percorse con lo sguardo circolare la grande sua sala d'armi e deciso si avviò

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mangiò le sfere mammellari d'ogni latte materno. Quando la sua lingua sfiorò le lunghe ciglia che difendevano i grandi gioielli dello sguardo, le nuvole

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, afferrando qua e là con le mani mentre il grande pittore e parolibero Depero declamerà la sua celebre canzone «Jacopson».

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perchè appesantisce, abbruttisce, illude sulla sua capacità nutritiva, rende scettici, lenti, pessimisti. È d'altra parte patriottico favorire in

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francesi delle quali egli è, al tempo stesso, il San Giorgio e il Don Chisciotte. Non vi è cuore più grande del suo, non vi è bravura più pronta della sua

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«Saluto Marinetti, poeta italiano e gli do tutta la mia solidarietà, poiché la sua attività letteraria, sociale e patriottica mi ha spinto ad

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dovrà fabbricarsi la sua città») e dei cui progetti alcuni sono, a rivederli oggi, profetici; altri architetti, cautamente appoggiandosi alla tradizione

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Qualsiasi pastasciuttaro che consulti la propria coscienza onestamente al momento d'ingurgitare la sua biquotidiana piramide di pastasciutta, vi

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. Accettano il pugno, il salto, il passo di corsa: però con la sua porzione di spaghetti. Accettano, e intendono, di riavere il primato nel mondo

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Non importa. Vinceremo meglio, vincendo tardi, come in tutte le buone rivoluzioni. La nostra, intanto, esprime il suo verbo, stabilisce la sua legge

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: buffa, deforme, brutta. Vorrebbe insegnare la vanità di quel nostro appetito, insieme alla sua irruenza bestiale. In fondo, la pasta asciutta non

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popolo deve avere la sua alimentazione e quella del popolo italiano deve esser basata sui prodotti di questa terra calda, irrequieta, vulcanica; deve esser

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Il Cav. Pettini, Capo-Cuoco di Sua Maestà il Re d'Italia, porta nel dibattito una parola precisa: «È fuori dubbio che i farinacei tutti

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(leggi spelta) et hebbe sua prima dimora in la regia del magno prence Teodarico, idest in Ravenia, lo quà prence affidato avealo a Rotufo, coco suo

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Quanti banchettarono alla sua tavola divennero fervidi assertori dei maccheroni e alcuno di essi, per rendersi benemerito agli occhi del degno sire

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, non avrebbe potuto con la maggior buona volontà offrirgli una pastasciutta mangiabile, poiché sulla sua cucina di battaglione crollavano di quando in

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sopratutto se preparata alla maniera della cucina romana, cioè cruda. Perchè la sua digestione è una ruminazione insidiosa, lenta, invitante alla molle

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direttore d'orchestra Arturo Toscanini che antepose il suo successo personale al prestigio della sua patria col rinnegare i suoi inni nazionali per

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considerare l'orgoglio nazionale come la sua prima legge di vita.

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Ricordatevi che l'Italia non ha bisogno di vantare il suo passato remoto. La sua grandezza è presente: basata anzitutto sulla potenza creatrice dei

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. Sceglieremo, quindi, una grossa arancia, ed attraverso un foro, la libereremo della sua polpa: l'ischeletrito involucro noi tratteremo in modo da

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