La sua carne è di gusto delicato, squisito e sta fra il pollame e la selvaggina. Essa è di un valido aiuto nei mesi primaverili in cui il buon pollame scarseggia ed è più costoso.
La sua carne è di gusto delicato, squisito e sta fra il pollame e la selvaggina. Essa è di un valido aiuto nei mesi primaverili in cui il buon
Inoltre essi hanno una funzione importantissima: è la masticazione che prepara il cibo per la digestione e quindi per l'alimentazione di tutte le cellule del corpo. Una dentatura che non funzioni a dovere provoca indigestioni e stitichezza, con tutte le loro tristi conseguenze sulla trasparenza della carnagione, sulla lucentezza degli occhi e via discorrendo. Perciò, per questo suo valido contributo alla sanità e alla bellezza, dobbiamo cercare di conservarla in piena efficienza il più a lungo possibile.
della carnagione, sulla lucentezza degli occhi e via discorrendo. Perciò, per questo suo valido contributo alla sanità e alla bellezza, dobbiamo cercare
A proposito di «consommé» potrà forse tornare utile alle nostre lettrici la preparazione del cosidetto «tea di bue», assai adatto per ammalati o convalescenti, e in tutti quei casi in cui si ha bisogno di un valido corroborante. Il tea di bue si può fare in due modi: o con l'acqua o a secco. Il primo procedimento è assai usato dagli inglesi. Si prende mezzo chilogrammo di carne di buona qualità, senza grasso, nè pelli e la si trita minutamente. Si mette in una casseruola con una presina di sale e si scioglie con mezzo litro d'acqua fredda. Si fa bollire tre minuti, si passa a traverso una salvietta e si adopera. Il metodo a secco è più lungo, ma dà un risultato migliore. In genere per codesto tea di bue a secco ci sono in vendita degli speciali recipienti a chiusura ermetica, ma si possono adoperare anche delle bottiglie di vetro pesante, tipo bottiglie da champagne. Si trita finemente mezzo chilogrammo di carne magra di manzo e si mette nella bottiglia speciale o in una bottiglia da champagne, aggiungendo qualche granellino di sale. Se si adopera lo speciale recipiente da beeftea, si chiude col suo coperchio; se si tratta invece di una bottiglia da champagne, si chiude con un buon tappo di sughero, al quale si fa una legatura in croce. Si mette poi la bottiglia in una pentola nella quale possa stare ritta, si versa acqua fredda fino al collo della bottiglia, si porta lentamente all'ebollizione e si fa bollire per quattro ore circa. Si terrà pronta dell'acqua calda per sostituire quella della pentola man mano che, bollendo, evapora. È anche buona norma avvolgere la bottiglia con uno strofinaccio o con una salvietta. Dopo quattro ore di ebollizione si tira indietro la pentola e si aspetta che la bottiglia si raffreddi un poco, perchè se si estraesse subito dall'acqua bollente si correrebbe il rischio di creparla per il brusco contatto dell'aria. Si stura poi la bottiglia, e si passa il poco brodo ottenuto attraverso una salvietta, spremendo un poco la carne per estrarre tutto il prezioso liquido, che si lascia raffreddare. Quando sarà freddo si passa di nuovo a traverso una salviettina bagnata allo scopo di togliere ogni più piccola traccia di grasso e si somministra poi a piccole dosi.
convalescenti, e in tutti quei casi in cui si ha bisogno di un valido corroborante. Il tea di bue si può fare in due modi: o con l'acqua o a secco. Il
VI. Microbi. I più piccoli esseri viventi che il microscopio ci permette di vedere nettamente, sferoidali o di forma oblunga, od a guisa di bastoncelli, con estremità rigonfie (b, fig. 45). Sono di difficile constatazione ed occorrono artifizi speciali per avvertane la presenza nelle acque. E a questi microrganismi che si attribuisce gran peso nella infezione delle acque e nella produzione e tra-smissione, per mezzo di esse, di molte malattie infettive. Però, diffusissimi come sono in natura, tanto che nessun acqua può dirsene esente, sia pure distillata, non deve ammettersi che la loro limitata presenza in un'acqua potabile, specialmente se di buona derivazione, abbia ad essere, senz'altro, argomento valido per rifiutarla.
limitata presenza in un'acqua potabile, specialmente se di buona derivazione, abbia ad essere, senz'altro, argomento valido per rifiutarla.