Per constatare una tale alterazione si prende una data quantità di pane (gr. 50 circa), si tritura con acqua in un mortaio, si mescola quindi con soluzione di diastasia (ottenuta trattando con acqua l'orzo germogliato e polverizzato), si pone il tutto a bagno-maria (circa a + 70° C) per 4 o 5 ore e si filtra. Essendosi con questo trattamento saccarificata e perciò resa solubile la parte amidacea del pane, questa si scioglierà nell'acqua con le altre sostanze solubili del pane e passerà attraverso al filtro, sul quale per conseguenza non rimarrà che il glutine insolubile. Lavatolo accuratamente con acqua se ne esamineranno allora i caratteri e le proprietà fisiche, per vedere se corrispondono a quelli del glutine buono od a quelli del glutine alterato (Vedi 17. b).
soluzione di diastasia (ottenuta trattando con acqua l'orzo germogliato e polverizzato), si pone il tutto a bagno-maria (circa a + 70° C) per 4 o 5 ore e
Per valutare il grado di fusione di un dato grasso si potrà adoperare un semplicissimo apparecchio simile a quello rappresentato dalla fig. 30 e procedere nel modo che sono per dire. Dopo aver fuso a lento calore, entro una capsula di porcellana, un poco del grasso da esaminare, se ne colerà nel tubo d'assaggio a dell'apparecchio tanto da riempirne il fondo per circa un centimetro e vi si lascierà consolidare per raffreddamento. Ciò fatto, si verserà dell'acqua sopra il grasso reso consistente, fino a riempire i due terzi della provetta, al collo della quale, con turacciolo di sughero perforato, si applicherà un termometro sensibile t, procurando che il bulbo del medesimo vada a toccare la superficie del grasso solidificato nella culatta del tubo. Questo, così preparato, verrà quindi applicato, mediante adatto turacciolo, al largo collo del matraccio M ripieno per metà di acqua e mantenuto, mediante il sostegno S, sulla lampada ad alcool. Accendendo questa ed elevandosi gradatamente la temperatura dell'apparecchio, che funziona come un bagno-maria, si arriverà alfine al grado di fusione del grasso, che sarà letto sul termometro, allorquando le prime porzioni grassose, liquefattesi per il calore, dal fondo della provetta si porteranno alla superficie dell'acqua che l'occupa sovrastando al grasso.
un bagno-maria, si arriverà alfine al grado di fusione del grasso, che sarà letto sul termometro, allorquando le prime porzioni grassose, liquefattesi
1° L'aggiunta dell'acqua sarà rivelata dalla poca forza dell'aceto e dalla scarsità dell'estratto che esso lascierà dopo la sua evaporazione a secchezza operata in una capsula scaldata a + 100° C a bagno-maria.
secchezza operata in una capsula scaldata a + 100° C a bagno-maria.
Su questo proposito non mi rimane ora che accennare il modo più opportuno per valutare la sostanza estrattiva di un dato vino. In una capsula ben pulita, di platino, di cui sia noto esattamente il peso (come quella esistente nella cassetta regolamentare sopra indicata) si pongono 25 cc. di vino da analizzare e se ne evapora il liquido a bagno-maria o nella stufa (fig. 27 a pag. 102) a + 100° C, fino a che il residuo che lascia il vino non abbia assunto consistenza estrattiva. A questo punto, si prosegue ancora l'evaporazione per 3 o 4 ore, indi si prende la capsula e si introduce a raffreddare sotto una campana di vetro, al disopra di un recipiente che contenga dell'acido solforico concentrato, avidissimo dell'umidità, nella guisa rappresentata dalla fig. 41. Ciò varrà a completare l'essiccazione dell'estratto. Compiuto il raffreddamento della capsula,
analizzare e se ne evapora il liquido a bagno-maria o nella stufa (fig. 27 a pag. 102) a + 100° C, fino a che il residuo che lascia il vino non abbia
Si prendono 10 parti di spirito da saggiare e si uniscono ad una parte di acetato di soda ben secco e fuso; la miscela viene evaporata in seguito a bagno-maria alla temperatura di + 55° C. Il residuo si introduce quindi in un tubo d'assaggio, nel quale si versa a goccia a goccia dell'acido solforico in volume doppio del residuo. Riscaldando in seguito il tutto dolcemente, si manifesta un odore grato di pere, che svela la presenza dell'alcool amilico.
bagno-maria alla temperatura di + 55° C. Il residuo si introduce quindi in un tubo d'assaggio, nel quale si versa a goccia a goccia dell'acido
1° Evaporare almeno un litro d'acqua in una capsula a bagno-maria scaldato in guisa da mantenere una ebullizione leggera. Continuare a scaldare per 4 ore ancora dopo la disseccazione completa, e pesare il residuo al milligrammo almeno.
1° Evaporare almeno un litro d'acqua in una capsula a bagno-maria scaldato in guisa da mantenere una ebullizione leggera. Continuare a scaldare per 4
§ 100. — Procedimenti semplici e spicciativi di esame microscopico dell'acqua. Per praticare l'esame micrografico speditivo di cui è parola, potrà servire anche un microscopio col quale si possano ottenere ingrandimenti, sufficienti per il caso, fra i 300 ed i 500 o 600 diametri. Pochi altri utensili d'uso comune, come qualche provetta, qualche matraccetto, dei vetri da orologio, agitatori di vetro, una lampada ad alcool, un piccolo bagno-maria per provetta (che può essere un semplice matraccio a collo largo), un termometro, un essiccatore ad acido solforico (vedi la fig. 41), una lamina metallica, del cotone cardato, basteranno per queste ricerche.
utensili d'uso comune, come qualche provetta, qualche matraccetto, dei vetri da orologio, agitatori di vetro, una lampada ad alcool, un piccolo bagno-maria
Rimane allora un ultimo espediente per fissare i microrganismi nell'acqua: il calore che, presentandosi app unto semplicissimo ed efficace mezzo di coagulazione del protoplasma, è quello che più di ogni altra cosa si conviene al caso nostro. L'essenziale, dice il Certes nella sua classica monografia « Analyse micrographique des eaux, » è di non prolungare la cozione dell'acqua esaminanda al di là di 10-15 minuti e, saprattuto, di non oltrepassare un maxi-mimi di temperatura che sembra essere dai 60° ai 70° centigradi. A questa temperatura, nella più gran parte dei casi, i microrganismi che si trovano nell'acqua, restano nettamente fissati; delle rare eccezioni a questa regola si verificherebbero solamente per infusori del gruppo dei cibati. La cozione si può operare agevolmente in due modi: 1° A bagno-maria, ciò che non esige strumenti speciali di sorta. Dopo esserci assicurati col termometro della temperatura del bagno, vi si immergono i tubi d'assaggio (del diametro di 16-20 min.) contenenti l'acqua da esaminare e vi si lasciano da 10 a 15 minuti al più. I tubi sono tappati con del cotone, per evitare che l'aria che vi rientrerà per il raffreddamento non vi introduca dei germi che vi si svilupperebbero rapidamente.
. La cozione si può operare agevolmente in due modi: 1° A bagno-maria, ciò che non esige strumenti speciali di sorta. Dopo esserci assicurati col
Qualora, dopo un certo periodo di attività si credesse necessaria la purificazione del filtro, questa potrà farsi sempre in modo radicale e con grande facilità. Liberata l'ampolla dal suo involucro, e staccata dal manicotto elastico che la mantiene appesa al rubinetto, dopo averla bene sciaquata e vuotata dell'acqua che contiene, potrà essere immersa, per circa un'ora, in un bagno di acqua acidulata con acido cloridrico al 5 % (dal quale non è attaccabile affatto il silicato di allumina di cui essa è costituita), e quindi esposta, per un paio d'ore, ad una temperatura dai 200° ai 300° gradi, per esempio, entro un forno comune scaldato per la cottura del pane. Il bagno acido varrà a ridisciogliere le deposizioni calcari che, per avventura, avesse lasciata un'acqua dura nella trama del biscotto; l'alta temperatura disorganizzerà completamente i microbi dell'acqua arrestati dalla porcellana, sterilizzandola così nuovamente.
vuotata dell'acqua che contiene, potrà essere immersa, per circa un'ora, in un bagno di acqua acidulata con acido cloridrico al 5 % (dal quale non è
Il suo nome che viene dal greco, significa Forza. Pianticella annuale, indigena, della Spagna e dell'Italia. Si semina in Aprile e Maggio in bona esposizione, fiorisce dal Giugno al Luglio, si raccoglie alla fine d'Agosto. Da noi scarsamente si coltiva perchè cibo piuttosto difficile a digerirsi. E comune invece nella Siria, nell'Egitto ed in altre regioni orientali. Ve ne sono due varietà, la bianca e la oscura, migliore quest'ultima. È coltivato pure in Spagna dove entra come primario ingrediente nella loro olla potrida e lo chiamano garavança. Sono i ceci fra i legumi più difficili a cocersi, e però si devono mettere in bagno d'aqua la sera prima e farli cocere molto, con acqua piovana, e se con quella di pozzo, mettervi della cenere, saranno più teneri e cuoceranno più presto. Da noi si mangia tradizionalmente colla carne porcina il dì dei morti, costumanza che risale agli antichi Romani, in memoria del ratto delle Sabine. Nel genovesato colla farina di cece mescolata ad olio sale ed acqua se ne fà tortellacci, ed un' altra pasta, detta panizze, che si frigge o si mette in stufato(1). Galeno ne parla come di cibo rusticano. I Mauritani ne andavano ghiottissimi. Dioscoride assicura, che il cece dà bel colore alla faccia. Gli antichi ponevano questo legume a segno d'incorruttibilità. I Persiani ne usano anche oggi come rinfrescativo. Vogliono che contenga molto acido ossalico e sia eccellente contro i calcoli, una volta almeno aveva tale virtù con quella di rafforzare la voce. Tra i varj legumi che si usano per adulterare il caffè, il cece è forse quello che meglio degli altri gli si avvicina, per cui in Francia lo chiamano café français, il quale caffè, invece da noi, si chiama semplicemente brœud de scisger. Cicerone fu così chiamato da cicer perchè aveva in cima al naso un bellissimo cece. Nei Vespri Siciliani, coloro che non sapevano pronunciar ceci — si uccidevano — era il riconoscimento di un francese — che rispondeva: sesì.
cocersi, e però si devono mettere in bagno d'aqua la sera prima e farli cocere molto, con acqua piovana, e se con quella di pozzo, mettervi della cenere