12. — Caratteri del buon frumento. Di qualunque specie, varietà e provenienza esso sia, il buon frumento deve aver colore naturale deciso, rossiccio o leggermente dorato, o grigio biancastro, o bruno-chiaro brillante; scanalatura poco profonda; deve essere pieno, ben nutrito, pesante in relazione alla sua varietà; di corteccia sottile e liscia, facilmente scorrevole fra le dita, asciutto, privo di ogni odore cattivo, scevro di semi e materie eterogenei. Gettato da un recipiente in un altro deve fare un rumore sonoro tutto particolare, senza lasciare indietro polvere od altra materia terrosa. Gettato nell'acqua deve precipitare subito al fondo senza intorbarla troppo o colorirla.
eterogenei. Gettato da un recipiente in un altro deve fare un rumore sonoro tutto particolare, senza lasciare indietro polvere od altra materia terrosa
Il Cailletet da tempo consigliò un mezzo che per la sua semplicità è di facile riuscita. Questo consiste nel mescolare, in un tubo d'assaggio, a grammi 4 o 5 di farina sospetta, circa 60 grammi di cloroformio, agitare ripetutamente e lasciare quindi il tutto in perfetto riposo. Il cloroformio, avendo un peso specifico intermedio a quello degli elementi costitutivi della farina ed a quello delle sostanze minerali di sofisticazione, ne effettuerà la separazione, i primi portandosi alla superficie, le seconde al fondo del cloroformio stesso.
grammi 4 o 5 di farina sospetta, circa 60 grammi di cloroformio, agitare ripetutamente e lasciare quindi il tutto in perfetto riposo. Il cloroformio
I requisiti che deve avere la pasta da minestra adoperata per la truppa sono tracciati dai Capitoli d' oneri per la fornitura dei viveri alla truppa. Essi dicono: «Le paste devono essere di buona qualità, fabbricate con semola di grano duro, ben fatte, asciutte e stagionate, senza cattivo odore, monde di ogni sostanza eterogenea, in buono stato di conservazione; devono essere resistenti alla cottura, e cotte che siano non devono aver sapore acre, nè scrosciare sotto i denti; non debbono « essere spappolate, nè lasciare nelle marmitte sedimenti farinosi od amilacei.»
, nè scrosciare sotto i denti; non debbono « essere spappolate, nè lasciare nelle marmitte sedimenti farinosi od amilacei.»
4° Il lasciare sedimenti farinosi ed amilacei dopo la cottura può accennare ad essere la pasta da minestra fabbricata male e, più che tutto, con farine di frumento scadenti, o con glutine che si ricava dalla fabbrica dell'amido, mescolato con farine alterate o con farine di riso o con fecola di patate.
4° Il lasciare sedimenti farinosi ed amilacei dopo la cottura può accennare ad essere la pasta da minestra fabbricata male e, più che tutto, con
43. — Preparazione della carne. Non si potrebbe lasciare l'argomento delle carni fresche impiegate per l'alimentazione del soldato, senza dire una qualche parola sulla loro preparazione mediante la cottura. Questa ha per scopo: di render la carne tenera, più gradevole al gusto; di aumentarne la digestibilità, riducendola perciò più assimilabile; di uccidervi i parassiti o i germi nocivi che potessero per avventura contaminarla.
43. — Preparazione della carne. Non si potrebbe lasciare l'argomento delle carni fresche impiegate per l'alimentazione del soldato, senza dire una
La sua densità è 0,94 ed il punto di fusione oscilla fra + 28° e + 33° C. Fuso non deve lasciare residuo di connettivo nè abbondante, nè sgradevole. Punteggiature nere o macchie rossiccie sulla superfìcie di sezione, tracce rossastre o muffe sulla superficie esterna delle mezzene sono segni di alterazione del lardo.
La sua densità è 0,94 ed il punto di fusione oscilla fra + 28° e + 33° C. Fuso non deve lasciare residuo di connettivo nè abbondante, nè sgradevole
Per distinguere fra loro le diverse specie di acquavite ed apprezzarne l'aroma speciale ad ognuna di esse, gli intendenti versano nel cavo della mano un poco del liquido in esame, e dopo di aver soffregate le palme fra loro, le aprono per lasciare evaporare l'alcool e quindi fiutano, cercando di determinare così l'odore caratteristico dell'acquavite. Questo sarà più o meno gradevole, qualora l'acquavite provenga dai succhi fermentati e distillati di uva, di ciliege, di canna di zucchero; più o meno sgradito invece quando l'acquavite derivi dalla distillazione dei liquidi fermentati ottenuti dalle vinacce d'uva, dal sidro, dalle pere, dalle barbebietole; detestabile addirittura negli spiriti ottenuti per distillazione dei succhi fermentati di graminacee e di patate.
un poco del liquido in esame, e dopo di aver soffregate le palme fra loro, le aprono per lasciare evaporare l'alcool e quindi fiutano, cercando di
Il permanganato di potassa è fra questi ossidanti il più usitato ed attivo; però ha l'inconveniente di lasciare nell'acqua una tinta giallastra, per sospensione di finissime particelle di protossido di manganese, ciò che la rende spiacevole alla vista e alquanto disgustosa. Si potrà togliere all'acqua questo difetto o filtrandola, o meglio aggiungendovi piccola quantità d'allume, o usandola anche dopo averla lasciata 12-18 ore in riposo.
Il permanganato di potassa è fra questi ossidanti il più usitato ed attivo; però ha l'inconveniente di lasciare nell'acqua una tinta giallastra, per
Il finocchio è eccellente contro le flattulenze e nelle malattie di petto, è stimolante e tonico. Dioscoride ne parla a lungo. Anticamente si attribuiva al finocchio grande virtù sulla vista e Plinio asserisce perfino che le serpi mangiandone lascino colla pelle la loro vecchiezza (1). I vecchi napoletani lasciavano ogni cosa pel finocchio, onde quel verbo infinocchiare. I Latini cominciavano il pranzo coll'ovo (da ciò il proverbio ab ovo) e finivano colla mela, che poi venne surrogata dal finocchio per lasciare alito buono. Nel finocchio alligna un verme che riesce micidiale; abbiamo tuttora il proverbio a Roma: Guardati dal malocchio e dal verme del finocchio.
finivano colla mela, che poi venne surrogata dal finocchio per lasciare alito buono. Nel finocchio alligna un verme che riesce micidiale; abbiamo tuttora