Queste malattie della pianta del frumento sono importanti per noi, dal punto di vista che le spore di detti funghi possono trovarsi frammiste alla polvere aderente ai granelli del grano, alterandolo in modo da produrre farine dannose, e predispone all'ammuffimento. Fig. 18. Nero dei cereali (Puccinia graminis) - a teleutospore - b uredospore — Fig. 19. Ruggine gialla del grano (Uredo rubigo vera) — Fig. 20. Carie del grano, golpe o mortella ( Tilletia caries) - a fungo germinante - b spore - c sporidi — Fig. 21. Carbone o Niella del grano (Ustillago carbo) — Fig. 22. Protomyces (Cattaneo).
Queste malattie della pianta del frumento sono importanti per noi, dal punto di vista che le spore di detti funghi possono trovarsi frammiste alla
Per riscontrare se il frumento sia attaccato da tali malattie, oltre che esaminarlo attentamente, si dovrà strofinare, batterlo ed esaminare al microscopio la polvere che produce.
Per riscontrare se il frumento sia attaccato da tali malattie, oltre che esaminarlo attentamente, si dovrà strofinare, batterlo ed esaminare al
Questi due parassiti sono diffusibilissimi, perchè le innumerevoli spore che producono sui granelli invasi possono restare in parte aderenti anche ai granelli sani e così fare ricomparire le malattie sul campo per opera della sementa, o far passaggio nella farina e nel pane, potendosi esse conservare da un anno ad un altro, e resistere perfino alla temperatura interna dei pani in cottura.
granelli sani e così fare ricomparire le malattie sul campo per opera della sementa, o far passaggio nella farina e nel pane, potendosi esse
32. — Cause che rendono malsane le carni dei mammiferi domestici commestibili. Oltre la serie di circostanze capaci di modificare il valore delle carni commestibili, è di sommo interesse conoscere le cause che possono renderle malsane, perchè sovente i pericoli che l'uomo corre per l'uso di carni nocive alla salute sono gravi e tanto più, in quanto gli effetti non si appalesano immediatamente, ma dopo un lungo periodo di tempo e dopo una ripetuta ingestione delle medesime, tantochè spesso furono ascritte ad altra causa, piuttostochè all'uso di tali carni, malattie dalle medesime determinate.
ripetuta ingestione delle medesime, tantochè spesso furono ascritte ad altra causa, piuttostochè all'uso di tali carni, malattie dalle medesime determinate.
I. Malattie cui possono andar soggetti i mammiferi domestici commestibili e per le quali l'uso delle loro carni può essere assolutamente o condizionatamente vietato.
I. Malattie cui possono andar soggetti i mammiferi domestici commestibili e per le quali l'uso delle loro carni può essere assolutamente o
2° Forme di carbonchio (antrace). Si presenta ne' cavalli, nei bovini, nelle pecore, nei porci (ed anche nei volatili e nelle selvaggine) e può trasmettersi agli altri animali ed all'uomo. È malattia acuta e per lo più mortale. Benchè le carni carbonchiose usate come alimento siano molte volte innocue, dev'essere assolutamente vietato farne uso, perchè talora produssero malattie gravi a decorso acuto e morte. L'abitudine di mangiare la carne poco cotta e sanguinante espone più facilmente a questo danno. Il sangue invaso ed alterato profondamente dai bacteridi carbonchiosi è il principale veicolo della infezione.
innocue, dev'essere assolutamente vietato farne uso, perchè talora produssero malattie gravi a decorso acuto e morte. L'abitudine di mangiare la carne
Morva e farcino sono malattie identiche per natura, perchè l'inoculazione de' prodotti morbosi dell'una può produrre l'altra malattia e viceversa. Il contagio della morva è pericolosissimo per l'uomo e gli è mortale come al cavallo.
Morva e farcino sono malattie identiche per natura, perchè l'inoculazione de' prodotti morbosi dell'una può produrre l'altra malattia e viceversa. Il
5° Pioemia e setticemia. L'infezione purulenta e settica del sangue è manifestazione secondaria di altre malattie, come estese contusioni, ferite, infiammazioni settiche dell'utero, vajuolo, ecc. già preesistenti nell'animale. Può anche esser prodotta ad arte iniettando nell'organismo un liquido purulento o sanioso.
5° Pioemia e setticemia. L'infezione purulenta e settica del sangue è manifestazione secondaria di altre malattie, come estese contusioni, ferite
Ricorderò piuttosto quali sono le malattie più temibili che invadono gli ovini, allo scopo di render guardinghi contro le loro carni malate. Queste malattie sono:
Ricorderò piuttosto quali sono le malattie più temibili che invadono gli ovini, allo scopo di render guardinghi contro le loro carni malate. Queste
Però non va mai dimenticato che gli animali suini sono soggetti, più che gli altri mammiferi alimentari, a malattie parassitarie gravi e trasmissibili all'uomo (Vedi 32,1) e che per conseguenza l'uso delle loro carni deve imporre sempre una speciale circospezione.
Però non va mai dimenticato che gli animali suini sono soggetti, più che gli altri mammiferi alimentari, a malattie parassitarie gravi e
9° Le mosche che possono invadere la carne quando sia lasciata scoperta e deporvi le loro larve. Fra queste si annoverano specialmente: la mosca grigia o carnaria (Musca sarcophaga) la più grossa di tutte e di prodigiosa fecondità, che presceglie le carni fresche per deporvi le sue larve; la mosca bleu (Musca vomitoria) sonoramente ronzante, che prima di deporre le uova sulle carni, le cosperge di un umore speciale, capace di attivarne la putrefazione; la mosca ordinaria (Musca domestica) fecondissima; la mosca dorata (Musca caesar) che però preferisce le carni già putrefatte alle fresche. Queste mosche, oltre che dannose alle carni per le larve che vi depongono accelerandone l'alterazione, sono temibili anche come trasportatrici dei germi del carbonchio e di altre malattie infettive trasmissibili dagli animali all'uomo.
del carbonchio e di altre malattie infettive trasmissibili dagli animali all'uomo.
a)Per dare un'idea abbastanza esatta delle molte malattie cui sono subordinati quei formaggi, non trovo miglior cosa che riprodurre qui sotto la bella tavola offerta dal Gigli nel suo Manuale (latte, cacio, burro ecc.), la quale fornisce la nomenclatura popolare, i caratteri e le cause delle malattie del formaggio di grana o parmigiano, siccome il principe dei caci nostrani ed il tipo di quelli da me ricordati, come più adatti a far parte delle razioni militari.
a)Per dare un'idea abbastanza esatta delle molte malattie cui sono subordinati quei formaggi, non trovo miglior cosa che riprodurre qui sotto la
49. — Conservazione del formaggio. La maggiore preoccupazione nella conservazione del formaggio deve esser quella di sottrarlo al contatto dell'aria ed all'attacco degli insetti dannosi. Conseguentemente il formaggio dovrà esser mantenuto in locale adatto, caldo d'inverno e fresco d'estate, possibilmente esposto a tramontana, con temperatura che si avvicini alla costante + 12°C, non troppo umido, nè troppo asciutto, e soprattutto non caldo-umido e pochissimo rischiarato, per tenere indietro gli insetti. Le forme verranno sorvegliate, rivoltate, unte periodicamente con diligenza e cosperse occorrendo di nero animale o di carbone vegetale finamente polverizzato. Saranno di più medicate, sempre che in esse si presenti alcuna delle malattie accennate nella tavola prodotta al 47.
occorrendo di nero animale o di carbone vegetale finamente polverizzato. Saranno di più medicate, sempre che in esse si presenti alcuna delle malattie
Oltre a queste malattie principali, l'aceto, come il vino da cui deriva, può andar soggetto ad altre alterazioni accidentali che ricorderò a suo luogo (vedi 71).
Oltre a queste malattie principali, l'aceto, come il vino da cui deriva, può andar soggetto ad altre alterazioni accidentali che ricorderò a suo
Per quello poi che riguarda la concessione, tutta affatto eccezionale, alle nostre truppe di liquidi alcoolici distillati (acquavite, rhum ecc.), gioverà notare che le circostanze speciali che possono in qualche modo giustificarne l'uso, si verificano più particolarmente in campagna, o quando l'estremo rigore della stagione o l'eccessiva umidità consigliano uno stimolo gagliardo per l'organismo, capace di metterlo in condizione di far fronte a quelle cause di male, o quando si tratta di preservare le truppe contro la temuta influenza di malattie infettive, quali le affezioni malariche, la dissenteria, il cholera, ecc.
quelle cause di male, o quando si tratta di preservare le truppe contro la temuta influenza di malattie infettive, quali le affezioni malariche, la
I. Prime e gravissime fra queste alterazioni si presentano le malattie o alterazioni naturali e spontanee, per le quali i vini possono divenire impropri ed anche dannosi come bevanda. Attribuite da prima alla presenza di un eccesso di fermento (Chaptal), fu provato in seguito (Pasteur) che esse dipendono dalla presenza di vegetazioni microscopiche, che trovano nel vino stesso le condizioni favorevoli al loro sviluppo ed alla loro moltiplicazione.
I. Prime e gravissime fra queste alterazioni si presentano le malattie o alterazioni naturali e spontanee, per le quali i vini possono divenire
Per prevenire tutte queste malattie che i vini subiscono specialmente in seguito alla mala preparazione, alla cattiva conservazione ed alle scosse cui vanno soggetti durante i trasporti, Pasteur propose, con vero successo, di elevare i vini alla temperatura di 55-60° C, per la quale tutte le vegetazioni crittogamiche che possono alterarli perirebbero. D'altro lato il riscaldamento a quella temperatura non altererebbe il vino e può preservarlo dalle malattie durante i trasporti.
Per prevenire tutte queste malattie che i vini subiscono specialmente in seguito alla mala preparazione, alla cattiva conservazione ed alle scosse
3° Gusto d'idrogeno solforato. Oggigiorno si impiega lo zolfo per liberare le uve dalle malattie cui sono soggette; il vino proveniente dalle uve così medicate contiene dell'idrogeno solforato che vi è riconoscibile per l'odore caratteristico che acquista e per la proprietà che ha, quando sia cosi alterato, di annerire la carta saturnina (imbevuta di acetato di piombo). Fra tutti i mezzi consigliati per togliere al vino questo disgustoso difetto, quelli che meglio rispondono sono: l'aereazione naturale ottenuta mediante il travasamento; la solforazione del vino mediante il vapore di zolfo bruciato, perchè l'acido solforoso di cui quello è costituito, reagendo sull'idrogeno solforato lo trasforma, dando luogo alla produzione di acqua e zolfo.
3° Gusto d'idrogeno solforato. Oggigiorno si impiega lo zolfo per liberare le uve dalle malattie cui sono soggette; il vino proveniente dalle uve
72. — Svariatissime sono le falsificazioni che vengono praticate sopra i vini allo scopo o di migliorarli se scadenti, o di impartir loro caratteri pregiati che naturalmente non hanno, o di correggerne talora le malattie e le alterazioni cui li vedemmo andar soggetti.
pregiati che naturalmente non hanno, o di correggerne talora le malattie e le alterazioni cui li vedemmo andar soggetti.
A) Aggiunzione di alcool di qualità inferiore. Allo scopo di rilevare il titolo alcoolico del vino scadente, o di medicarne qualcuna delle malattie già ricordate al 71, si usa spesso dai commercianti di aggiungervi dell'alcool; e per conseguire l'intento con il maggior profitto possibile, essi sogliono adoprare per ciò alcool di basso valore, derivante o dalle barbebietole o dalle graminacee o dalla fecola, sempre più o meno contaminato dal nocivissimo e Fig. 41. Essiccatore ad acido solforico disgustoso alcool amilico. La ricerca di questo principio: nel vino, consigliata dalla Istruzione regolamentare, potrà dunque tornare opportuna per svelare due cose egualmente importanti: la eventuale alcoolizzazione del vino, che ce lo farà sospettare originariamente scadente, debole o malato; la nocevole proprietà del medesimo per la presenza appunto di quell'alcool di sinistra natura.
A) Aggiunzione di alcool di qualità inferiore. Allo scopo di rilevare il titolo alcoolico del vino scadente, o di medicarne qualcuna delle malattie
a) Aggiunta di acido solforico. Allo scopo di ripristinare l'acidità ed il colore dei vini alterati per malattie (per subbollimento in specie) si usa aggiungervi piccole dosi di acido solforico.
a) Aggiunta di acido solforico. Allo scopo di ripristinare l'acidità ed il colore dei vini alterati per malattie (per subbollimento in specie) si usa
2° Dell'analisi chimica, capace di svelare la qualità delle sostanze, o minerali od organiche, che l'acqua può tenere disciolte e di valutarne, all'occorrenza, la quantità: 3° Dell'esame microscopico destinato a scuoprire le minime impurità sospese o natanti nell'acqua, siano esse costituite o da sostanze minerali, o da detriti organici, o da microrganismi viventi come alghe, infusori, microbi, ai quali soprattutto si attribuisce oggi una parte importantissima nella etiologia delle malattie d'infezione.
importantissima nella etiologia delle malattie d'infezione.
§ 98. — Possibilità di questo esame nelle contingenze militari. Per bene stabilire il valore di un'acqua potabile, all'esame tìsico ed all'analisi chimica è importante si associ l'esame microscopico. «Nelle acque, dove il chimico riconosce soltanto la presenza della materia organica, perchè ne trova qualche traccia nel suo crogiuolo, il micrografo vede degli esseri viventi; infusori, alghe, microbi.» (Certes). Ed è per questo appunto che oggi l'analisi micrografica dell'acqua assorbe molto l'attenzione degli studiosi, ed induce perfino qualcuno a porre in di-scussione l'utilità della sua analisi chimica, perchè insufficiente a svelarvi quelle minime forme viventi che il microscopio solo può sorprendervi, e che le pazienti ricerche degli ultimi venti anni rivelarono fattrici potentissime di gravi malattie infettive.
ultimi venti anni rivelarono fattrici potentissime di gravi malattie infettive.
VI. Microbi. I più piccoli esseri viventi che il microscopio ci permette di vedere nettamente, sferoidali o di forma oblunga, od a guisa di bastoncelli, con estremità rigonfie (b, fig. 45). Sono di difficile constatazione ed occorrono artifizi speciali per avvertane la presenza nelle acque. E a questi microrganismi che si attribuisce gran peso nella infezione delle acque e nella produzione e tra-smissione, per mezzo di esse, di molte malattie infettive. Però, diffusissimi come sono in natura, tanto che nessun acqua può dirsene esente, sia pure distillata, non deve ammettersi che la loro limitata presenza in un'acqua potabile, specialmente se di buona derivazione, abbia ad essere, senz'altro, argomento valido per rifiutarla.
questi microrganismi che si attribuisce gran peso nella infezione delle acque e nella produzione e tra-smissione, per mezzo di esse, di molte malattie
8° Dopo un certo tempo di servizio tutti i filtri non solo cessano di essere attivi, ma in alcuni casi ancora rendono all'acqua delle impurità che possono produrre delle malattie, come spesso è accaduto. Al proposito anzi bisogna avvertire di guardarsi dall'uso dei così detti filtri purificatori di loro, stessi. Questi filtri sono una vera e propria mistificazione.
possono produrre delle malattie, come spesso è accaduto. Al proposito anzi bisogna avvertire di guardarsi dall'uso dei così detti filtri purificatori di
Arboscello odoroso annuale, originario dalle Indie Orientali e dalla Persia. Ve ne sono 22 varietà. Tra queste il Grandiflorum (dall'Africa), che è perenne, e il Minimum annuale dell'Isola di Ceylan. Generalmente si coltiva la specie Ocymum. La Minimum però è la più graziosa. Nel linguaggio dei fiori: Odio. Si semina in Aprile e Maggio in buona terra, esposizione meridiana. Tanto i fiori che le foglie servono per condimento, per confettura e anche per profumo. È molto usato nella Cucina Genovese. In Persia se ne usa per aromatizzare le bibite. Crisippo lo reputava non solo inutile, ma eccitante l'insania, e come era disprezzato dalle capre, doveva fuggirsi dagli uomini e così predicò Galeno, ma i popoli della Mauritania lo avevano per un' esilarante. Il Basilico selvatico detto Brunella, (Brunella vulgaris officinalis) è vantato nelle malattie degli organi respiratori e nella diarrea. Messe le foglie nell'insalata si voleva guarisse le emorroidi. Dal Basilico se ne cava un'olio essenziale. I Genovesi lo conservano nell'olio in vasi o alberelli ben chiusi. E fanno così: pigliano il basilico fresco lo lavano per pulirlo dalla terra, l'asciugano con una salvietta, vi distaccano le foglie, gettano via i gambi e lo pongono in un alberello che si riempie d'olio e si chiude ermeticamente. Così conservato mantiene tutte le sue qualità aromatiche, nè si distingue da quello fresco.
' esilarante. Il Basilico selvatico detto Brunella, (Brunella vulgaris officinalis) è vantato nelle malattie degli organi respiratori e nella diarrea
In Inghilterra se ne fa una specie di conserva rinfrescante. I fiori della borragine, si possono adoperare per tingere l'aceto in turchino. In Francia è usata nelle malattie flogistiche, nella nefrite, ecc. Se ne fa succo, decotto ed infuso, duello dei fiori è alquanto aromatico. Colà pure, dalla fermentazione del sugo se ne ottiene un liquido vinoso, di sapore gradevole, di colore bruno chiaro.
Francia è usata nelle malattie flogistiche, nella nefrite, ecc. Se ne fa succo, decotto ed infuso, duello dei fiori è alquanto aromatico. Colà pure, dalla
Questa pianta aromatica gode fama medicinale. Facilita le funzioni digerenti, è antitisica e antierpetica. Secondo Biett giova nelle malattie di fegato, e secondo Deval in quella degli occhi. Plinio ci assicura che i semi del cerfoglio erano molto in uso ad Atene — ed il Commediografo Aristofane, fece ridere tutta la platea ed il lobbione, accusando la madre di Euripide, che a quanto pare era un'ortolana, di scamottare altre erbe col cerfoglio. Dovrebbe essere odiato dai professori perchè è una delle ghiottonerie degli asini.
Questa pianta aromatica gode fama medicinale. Facilita le funzioni digerenti, è antitisica e antierpetica. Secondo Biett giova nelle malattie di
Il finocchio è eccellente contro le flattulenze e nelle malattie di petto, è stimolante e tonico. Dioscoride ne parla a lungo. Anticamente si attribuiva al finocchio grande virtù sulla vista e Plinio asserisce perfino che le serpi mangiandone lascino colla pelle la loro vecchiezza (1). I vecchi napoletani lasciavano ogni cosa pel finocchio, onde quel verbo infinocchiare. I Latini cominciavano il pranzo coll'ovo (da ciò il proverbio ab ovo) e finivano colla mela, che poi venne surrogata dal finocchio per lasciare alito buono. Nel finocchio alligna un verme che riesce micidiale; abbiamo tuttora il proverbio a Roma: Guardati dal malocchio e dal verme del finocchio.
Il finocchio è eccellente contro le flattulenze e nelle malattie di petto, è stimolante e tonico. Dioscoride ne parla a lungo. Anticamente si
Pelusio era città dell'alto Egitto fondata da Peleo, padre del grande Achille. E a questo proposito S. Gerolamo nel lib. 9° in Ezechia, dice che si chiamava lente Pelusiaca perchè Pelusio era come il grande mercato della Tebaide e dell'Egitto, da dove pel Nilo discendevano le lenti fino ad Alessandria. Era proverbio: Ante lentem augere ollam - cioè preparare un'olla più grande che la quantità delle lenti, donde ne venne il nostro: pussee grand l'œucc ch'el bœucc. E l'altro che si legge in Aristofane: Dives factus, jam desiit gaudere lente - il che equivale al nostro parvenu che si scorda di essere stato quello che era. Borc pretende che gli antichi prima di cocerle lasciassero loro subire un principio di germinazione, onde svilupparne meglio il principio zuccherino come si fà oggi coll'orzo tallito. La lente ebbe dei detrattori. Ippocrate e Galeno ne dissero assai male, nient'altro che è autrice delle più grandi malattie e tra le altre del cancro, del sciro, della lebbra e della cataratta. Precisamente come dopo tanto tempo Martin Lauzer assicura che la lente guarisce da 26 malattie, tra le quali la gotta, la cefalogia, l'afrodismo ed il vaiuolo. Al principio del 600 in Lombardia, teste Francesco Gallina medico torinese, correva il proverbio: Chi mangia lenticchie caga una secchia. Stile del 600. E però la lente è un legume saporito, nutriente e che si digerisce meglio passata allo staccio e spoglia di buccia. Roques dopo aver date molte ricette a cucinar le lenti, finisce eoll'assicurare il prossimo che egli preferisce « une purèe de lèntilles, on repose mollement un morceau de pètit lard salè et tendre ». Ma alla lente era preparata una gloria assai maggiore di quella di servire di soffà ad un anitra o ad una salsiccia. L'inglese Warton inventò la famosa Ervalenta (dal suo nome ervum lens) e la fè passare come un prodotto di pianta forastiera ed il pubblico credenzone correva a pagare 10 lire al chilogrammo la farina di lenti che valeva 20 centesimi. Poi dai Du-Barry disputatisi coi Warton nel 1854 il privilegio di gabbare il mondo, ne venne la Revalenta o Revalescère, la famosa Revalenta arabica, che guarisce da tutti i mali. Sottoposta dal Consiglio di Sanità di Londra e dall'illustre Payen di Parigi a conscenziosa analisi risultò composta per la massima parte di farina di lenti scorticate, coll'aggiunta in varie proporzioni di quella di piselli, di melica, sorgo, avena, orzo e una centesima parte di sale di cucina. Pure il Du-Barry continua l'allegro commercio colle più belle trovate di ciarlataneria.
è autrice delle più grandi malattie e tra le altre del cancro, del sciro, della lebbra e della cataratta. Precisamente come dopo tanto tempo Martin
Il lino è una pianticella annua indigena venuta a noi dall'Egitto. Ve ne sono 19 varietà. Un etimologo tedesco vuole che il suo nome venga dal Celtico lein, un uccello che si pasce dei semi del lino, che dev'essere il passero. Col quale sistema di etimologia si può spiegare benissimo anche che la parola osso viene da cane, essendo i cani che mangiano le ossa. Pare invece che venga da lis linon e linteum, dall'uso più comune che si fà della pianta, o dal latino linire, ungere fregare, il che indurrebbe a credere l'uso antichissimo dell'olio di lino. Il seme del lino dà un olio, da noi chiamato di linosa, che non piace a tutti, che non à i pregi di quello di oliva (che à dato il nome all'olio, perchè olio viene da oliva, olea), ma che però, quando è fresco, e molto fresco, e fatto a freddo, è saporito e assai gustoso nella maggior parte delle insalate. Specialmente nell'alta Lombardia è molto usato ed è assai sano. Dal seme del lino se ne cava farina, ma per quanto si sia tentato anche dagli antichi di farne pane o di servirsene per nutrimento, fu sempre rifiutata, ingenerandone l'uso malattie ed anche la morte. Di essa se ne serve felicemente la medicina per cataplasmi, emollienti, ecc. Il lino si coltiva in grande nel Belgio, nell'Olanda, nella Germania, in Irlanda sulle rive del Baltico e nei dipartimenti francesi del Nord. Celebre quello di Riga in Russia, pregiato quello dell'Egitto e del Canadà. Da noi si coltiva nelle provincie di Pavia, Lodi, Crema, Piacenza e nella Lomellina. Il lino ci accarezza il corpo di giorno e di notte, ci serve democraticamente in cucina e fa brillare nella sua candidezza i calici aristocratici dello Champagne e del Johannisberg.
nutrimento, fu sempre rifiutata, ingenerandone l'uso malattie ed anche la morte. Di essa se ne serve felicemente la medicina per cataplasmi, emollienti
La patata, o pomo di terra, o solano (dal latino solanum, sollievo), nel linguaggio dei fiori: beneficenza. È una radice tuberosa originaria dall'America e precisamente dal Chili e dal Perù, dove si trova ancora allo stato selvaggio. Fu importata colla Dalia, e, curioso! questa per il tubero, la patata per il fiore. Propriamente il nome di patata appartiene ad altra pianta, la vera patata ipomea o convolvulus patata, che viene solo nei climi caldi. Vuole terreno pingue, vegeta in tutti i climi, nelle più basse pianure come a 4000 metri sopra il mare (nell'America e nella Svizzera), sotto l'Equatore (Quinto) come nella Siberia. Da noi si raccolgono i tuberi dall'Agosto al Settembre, à fiori bianchi e violetti. Si propaga per seme o meglio si piantano i così detti occhi che sono le parti della patata accennanti al germoglio, cessato il gelo da metà Marzo in avanti. Si conservano per tutto inverno, ma al caldo fioriscono, all'umido marciscono, al freddo gelano, e temono la luce. Fu portata in Europa dagli Spagnuoli. Pedro Cicca fu il primo a parlarne nel 1553, e nel medesimo anno Fiorentino Fiaschi ne scriveva da Venenzuola a suo fratello. Il Cardano ne fà menzione nel 1557. Nel 1565 fu portata in Irlanda da Hawkins e poi introdotta in Francia. Prima che Releigh e Drake dalla Virginia la trasportassero in Inghilterra, era coltivata in Toscana, ne fà fede il frate Magazzini, e il Redi che nel 1667 ne mangiava in Firenze alla corte di Cosimo II. Le patate in Italia dapprincipio si chiamavano tartuffoli. Nella Germania s'introdusse nel 1710 e dovunque nel 1772 era coltivato negli orti botanici e nei giardini come pianta di lusso. Ma la sua diffusione, come tubero alimentare fu lenta e contrastata. I codini d'allora, la avversarono come pianta sospetta, venefica. Ai codini si unirono i medici più celebri, che la incolparono della degradazione fisica e morale delle popolazioni, e fomite di tutte le malattie. Ai codini ed ai medici fecero coro i frati ed i parroci che dai pulpiti la chiamarono radice del diavolo. Figuratevi il popolo! Anche oggi la coltura della patata è interdetta in Corea. Non fu che sulla fine del secolo passato che potè trionfare.
unirono i medici più celebri, che la incolparono della degradazione fisica e morale delle popolazioni, e fomite di tutte le malattie. Ai codini ed ai
Il suo nome dal greco Selidon, o, secondo altri, da Petrosselene, pietra di luna, avendo i semi la forma d'una luna nascente. Vuolsi originario della Sardegna, dove cresce naturalmente, ma oggi è comune a tutti i paesi. Il prezzemolo non teme nè il caldo nè il freddo, non è niente delicato riguardo al terreno, amando però meglio quello leggero, ricco ed umido. Si semina a primavera e se ne à tutto l'anno. Avvi la varietà riccia, o prezzemolo crespo, le cui foglie sono frastagliate; la varietà grossa, o prezzemolo sedanino di Napoli, le cui radici voluminose sono buone a mangiarsi fritte ed accomodate. L'antico petroselinon è quello detto di Macedonia che alligna fra le pietre e fra le roccie (da cui il nome, quasi apium petrinum), à foglie più ampie ed è più dolce. La semente invece è più aromatica e d'un sapore che si avvicina a quello del cumino. Questo ama i terreni sabbiosi e teme il freddo. Avvi quello di palude e quello di montagna selvatico. Il prezzemolo comune somiglia molto alla cicuta che nasce spontanea negli orti, si riconosce però all'odore, perchè quest'ultima puzza tagliandola, e tramanda un odore disgustoso di sorcio. Tutta la pianta del prezzemolo à odore e sapore aromatico, rende i cibi più sani e più aggradevoli, eccita l'appetito e favorisce la digestione. Entra gradito ospite nelle minestre, nelle zuppe, pietanze, guazzetti e salse. Ercole, dopo aver ucciso il Leone Nemeo, si cinse la tempia con una corona di prezzemolo, da qui la consuetudine d'incoronare i vincitori nei giuochi nemei. I poeti pure s'incoronarono di prezzemolo, onde Virgilio: « Floribus atque apio crine ornatus amaro. » Plinio dice che non solo il prezzemolo è un cordiale per gli uomini, ma lo è anche per i pesci: « Pisces quoque, si ægrotant in piscinis, apio viridi recreantur » il che vuol dire: se ti si ammalassero i pesci nella piscina, mettivi delle erborine verdi che guariranno. Le lepri ed i conigli ne sono avidissimi, anzi il darlo loro fa bene e li fa guarire. Le galline e i papagalli ne soffrono ed anche muoiono. Ma se il prezzemolo è un aroma sano, non se deve abusare, perchè è eccitante, la sua radice è più stimolante delle foglie. Del resto i medici gli assegnano virtù diuretica, dà rimedio nelle malattie d'occhi, è febbrifugo e risolvente, vulnerario e narcotico nelle contusioni, nelle echimosi, negli ingorghi lattei. Le famose pillole galattifughe arcana preparazione della farmacia di Brera, constano principalmente di estratto di prezzemolo. Il seme del prezzemolo triturato in polvere serve di cipria per distruggere i pidocchi. Se si prende una certa quantità di prezzemolo e lo si pone nell'aqua per 48 ore e poi se ne spruzzi il suolo e le lettiere si è certi di essere liberati dalle pulci. Impropriamente da noi si chiamano erborinn quelle piccole macchie che troviamo nello stracchino di Gorgonzola, le quali sono ne più nè meno che muffa. In un'antica Cronica milanese troviamo che « Menina Briancea fu l'inventrice della salsa verde che fassi ottima a Milano nel Monistero Maggiore da quelle sante mani di Donna Anastasia Cotta. »
abusare, perchè è eccitante, la sua radice è più stimolante delle foglie. Del resto i medici gli assegnano virtù diuretica, dà rimedio nelle malattie d
Rumex da rumo, io succhio, perchè i fanciulli ne succhiano le foglie e le punte addette - nel linguaggio dei fiori - Asinaggine - è perenne, dura fino a 12 anni - si semina da Marzo a tutto Settembre - preferisce terreno umido - si moltiplica per mezzo di radici. Se ne contano 21 specie. Cresce anche nelle campagne, ma è da preferirsi quella coltivata nell'orto. Si mangia quando è verde. Preparasi in varie maniere come cibo: col burro e panna, come gli spinaci, colle ova, nelle frittate, nelle salse verdi, colla carne, nelle zuppe, negli intingoli; si mescola coll'insalata, massime alla lattuga - serve a togliere il puzzore alle carni, principalmente di pecora e castrato. Varietà: - la patientia, detta anche acetosa spinacio - (nel linguaggio dei fiori Pazienza) è indigena, si semina in Marzo e Aprile, dà fiori verdicci. Le acetose servono ad uso medicinale, in decotto e sono antiscorbutiche e contengono molto acido ossalico che fra tutti gli acidi vegetabili, è il più ricco di ossigeno — convengono in tutte la malattie infiammatorie. Dall'acetosella si prepara il noto sale di tal nome. L'acetosa, a' tempi andati fù detta anche erba alleluja, perchè fiorisce verso le feste pasquali. Impastata coll'aceto e seccata serve all'occorrenza per cambiare in poco tempo il vino in aceto — masticata scioglie i denti intorpiditi per aver mangiato frutte acerbe. La sua radice seccata e bollita dà una tinta rossa. Da noi si chiama erba brusca, pan cucch, pan mojn, de la Madonna.
antiscorbutiche e contengono molto acido ossalico che fra tutti gli acidi vegetabili, è il più ricco di ossigeno — convengono in tutte la malattie infiammatorie