I grani nostrali si distinguono dai grani esteri, ed essenzialmente quelli teneri, pel colore e per le dimensioni dei chicchi. Fatta eccezione del grano di Polonia, di Salonicco e del Banato (Ungheria), tutti gli altri grani esteri sono di colore più rossiccio dei nostrali. In generale tutti i frumenti provenienti dal Mar Nero e dal Mar d'Azoff sono di grano più piccolo dei nazionali e quelli di Ghirka, Berdianska e Marianopoli sono di chicco piccolissimo. Inoltre quasi tutti questi grani esteri sono sempre più o meno abbondantemente misti a Cosso (gittone), mentre questa mondiglia, o seme estraneo al frumento, si ritrova più di rado ed in minor abbondanza nei grani nostrali. Di più il Cosso e la veccia dei grani esteri sono più minuti di quelli che si possono trovare frammisti ai frumenti nostrali.
frumenti provenienti dal Mar Nero e dal Mar d'Azoff sono di grano più piccolo dei nazionali e quelli di Ghirka, Berdianska e Marianopoli sono di chicco
2° Il Niello, Cosso o Gittone (Lychnis od Agrostemma Githago), piccolo frutto nero-bruno, presso che quadrato, irregolare, rugoso, ruvido al tatto, bianco internamente. Dannoso: impartisce al pane un sapore amaragnolo cattivo.
2° Il Niello, Cosso o Gittone (Lychnis od Agrostemma Githago), piccolo frutto nero-bruno, presso che quadrato, irregolare, rugoso, ruvido al tatto
5° La Segala cornuta (Claviceps purpurea), in forma di sperone o cornetto, di color nero-porpora esternamente, bianco-sporca nell'interno; dura, semi-cornea. Dannosissima perchè produce fenomeni gravi di ergotismo.
5° La Segala cornuta (Claviceps purpurea), in forma di sperone o cornetto, di color nero-porpora esternamente, bianco-sporca nell'interno; dura, semi
3° Il Cephus pigmeus, specie di mosca color nero, con anello grigio al ventre ed ali trasparenti, che depone le sue uova, verso la fine di maggio, sui grani e le larve che ne nascono se ne cibano divorandoli (fig. 13).
3° Il Cephus pigmeus, specie di mosca color nero, con anello grigio al ventre ed ali trasparenti, che depone le sue uova, verso la fine di maggio
1° Il Punteruolo, o calandra, o pinzacchio (Sitophilus granarius) dell'ordine dei coleotteri, il più dannoso insetto per il frumento, perchè capace di moltiplicarvisi prodigiosamente e distruggerne grandissime quantità in breve tempo. È nero, assai piccolo, con lunga proboscide (fig. 11).
di moltiplicarvisi prodigiosamente e distruggerne grandissime quantità in breve tempo. È nero, assai piccolo, con lunga proboscide (fig. 11).
6° L'Anguillula tritici dell'ordine dei vermi filiformi (nematodi), simile alla trichina che invade le carni muscolari tanto per la forma, quanto per le dimensioni (non essendo ben visibile che al microscopio con un ingrandimento di 110-150 d.), quanto anche per l'elemento del granello del frumento che invade e predilige (fig. 17). Difatti, mentre la trichina spiralis invade i muscoli, tessuti ricchi di fibrina animale, l'anguillula invade gli strati più esterni dei granelli del frumento, che sono i più ricchi di glutine rappresentante appunto la fibrina vegetale. Questo vermiciattolo produce una malattia intesa sotto il nome di gotta del grano, i di cui granelli appaiono come deformati, sovente in modo irregolarissimo, di colore nero-bruno, raggrinzati e rugosi. La dura scorza loro invece di amido, non contiene più che una massa giallognola, di apparenza flbroso-polverulenta, la quale inumidita con l'acqua mostra sotto il microscopio contenere i filiformi vermiciattoli dotati di movimento. Fig. 17. Anguillula tritici (ingrandimento di 100 d).
una malattia intesa sotto il nome di gotta del grano, i di cui granelli appaiono come deformati, sovente in modo irregolarissimo, di colore nero
La Puccinia graminis, o Nero dei cereali, che si presenta con macchie o tumoretti tondeggianti sulle foglie, culmi, ecc. Risulta di spore biloculari, a loggie disuguali, di colore giallo-bruno o nero (fig. 18, a), dette anche teleutospore o spore ibernanti, perchè capaci di svernare aderenti ai granelli del frumento, alla paglia ecc. e germinare nuovamente alla primavera. Queste spore però nei primordi del loro sviluppo hanno diversa forma; in quel primo stadio sono ovoidi, uniloculari, gambate, germinano prontamente e sono dette uredospore (fig. 18, b).
La Puccinia graminis, o Nero dei cereali, che si presenta con macchie o tumoretti tondeggianti sulle foglie, culmi, ecc. Risulta di spore biloculari
Queste malattie della pianta del frumento sono importanti per noi, dal punto di vista che le spore di detti funghi possono trovarsi frammiste alla polvere aderente ai granelli del grano, alterandolo in modo da produrre farine dannose, e predispone all'ammuffimento. Fig. 18. Nero dei cereali (Puccinia graminis) - a teleutospore - b uredospore — Fig. 19. Ruggine gialla del grano (Uredo rubigo vera) — Fig. 20. Carie del grano, golpe o mortella ( Tilletia caries) - a fungo germinante - b spore - c sporidi — Fig. 21. Carbone o Niella del grano (Ustillago carbo) — Fig. 22. Protomyces (Cattaneo).
polvere aderente ai granelli del grano, alterandolo in modo da produrre farine dannose, e predispone all'ammuffimento. Fig. 18. Nero dei cereali
con farina di segala, quando è viscoso, nerastro, senza omogeneità, disgregabile facilmente, di difficile essiccazione; con farina d'orzo, quando è secco, di color bruno-rossastro e quasi in filamenti vermicolari o spirali; con farina d'avena, quando è giallo-nerastro, niente elastico, disgregabile, leggermente aromatico e sparso di punti bianchi; con farina di maiz, quando è di colore giallastro pronunziato, viscoso, non serrato, non estensibile od almeno poco; con farina di grano saraceno (o grano nero o fraina) quando è omogeneo, ma grigio-nero che diviene nero-cupo con l'essiccazione; con farina di leguminose (vecce, fave, fagiuoli, ecc.), qualora sia senza legame nè elasticità alcuna, estremamente diviso, non cedente alla pressione, di odore speciale.
estensibile od almeno poco; con farina di grano saraceno (o grano nero o fraina) quando è omogeneo, ma grigio-nero che diviene nero-cupo con l'essiccazione; con
2° L'atrofia, il raggrinzamento ed imbrunimento dei chicchi dipendente dal Carolo (carolo nero, carolo giallo od Uredo orizoe etc.) malattia fungosa sofferta in alto grado dalla pianta.
2° L'atrofia, il raggrinzamento ed imbrunimento dei chicchi dipendente dal Carolo (carolo nero, carolo giallo od Uredo orizoe etc.) malattia fungosa
1° Perchè contiene sempre sangue. Se lo si spreme con le mani ne esce sangue oscuro, mentre la carne ben macellata con diligente dissanguamento non contiene sangue, così che una piccola quantità di questo, può servire come di indizio della non avvenuta macellazione. Se vi è una gran quantità di sangue nero, allora si può conchiudere addirittura che l'animale non è stato macellato, ma che mancò di morte naturale.
sangue nero, allora si può conchiudere addirittura che l'animale non è stato macellato, ma che mancò di morte naturale.
1° Il formaggio dì grana o parmigiano a forme grandi, dell'altezza di circa 15 cent., del diametro variabile da 50 ad 80 cent., del peso dai 30 agli 80 kilogrammi, all'esterno verniciate in nero con pasta di olio e nero fumo. La pasta ne è grossolanamente granulosa (grana),
80 kilogrammi, all'esterno verniciate in nero con pasta di olio e nero fumo. La pasta ne è grossolanamente granulosa (grana),
49. — Conservazione del formaggio. La maggiore preoccupazione nella conservazione del formaggio deve esser quella di sottrarlo al contatto dell'aria ed all'attacco degli insetti dannosi. Conseguentemente il formaggio dovrà esser mantenuto in locale adatto, caldo d'inverno e fresco d'estate, possibilmente esposto a tramontana, con temperatura che si avvicini alla costante + 12°C, non troppo umido, nè troppo asciutto, e soprattutto non caldo-umido e pochissimo rischiarato, per tenere indietro gli insetti. Le forme verranno sorvegliate, rivoltate, unte periodicamente con diligenza e cosperse occorrendo di nero animale o di carbone vegetale finamente polverizzato. Saranno di più medicate, sempre che in esse si presenti alcuna delle malattie accennate nella tavola prodotta al 47.
occorrendo di nero animale o di carbone vegetale finamente polverizzato. Saranno di più medicate, sempre che in esse si presenti alcuna delle malattie
1° Il pepe nero, quello comunemente usato fra noi negli usi domestici, costituito dalle bacche o frutti della pianta del pepe, raccolti prima che siano completamente maturi e prontamente essiccati al sole o sul fuoco. Consta di semi sferici, della grossezza di un piccolo pisello (circa mill. 5 di diametro), a buccia bruno-nera o grigio-nerastra, molto raggrinzata, di sapore aromatico, acre, bruciante. È il pepe più stimolante.
1° Il pepe nero, quello comunemente usato fra noi negli usi domestici, costituito dalle bacche o frutti della pianta del pepe, raccolti prima che
2° Il pepe bianco, o pepe nero lasciato maturare, fatto quindi macerare per circa 15 giorni nell'acqua di mare o di calce e spogliato infine della sua buccia esterna mercè lo sfregamento dei chicchi fra le mani, praticato dopo che questi tolti dalla macerazione, furon fatti essiccare. Come pepe condotto a maturazione completa e privato della buccia ricca di parti resinose, è di sapore meno piccante, meno aromatico del precedente, e di azione più mite. È una specie di pepe di lusso.
2° Il pepe bianco, o pepe nero lasciato maturare, fatto quindi macerare per circa 15 giorni nell'acqua di mare o di calce e spogliato infine della
La presenza del ferro potrà essere riconosciuta nel sale, oltre che per la sua colorazione rossa, per la tintura di noce di galla che precipita quel metallo in nero, allo stato di tannato insolubile.
metallo in nero, allo stato di tannato insolubile.
La presenza del rame (derivante spesso dalle bilancie impiegate nel peso) e del piombo potrà essere svelata in una soluzione di sale sospetto mercè l'idrogeno solforato che la tingerà in nero. A proposito di questi metalli di impurità, trovo anzi opportuno di notare che, per esempio, in Francia, per pesare il sale, sono obbligatorie bilancie con piatti di legno, di stagno o di ferro ricoperto di vetro, e che in Austria i piattelli della bilancia da sale devono esser protetti da lastre mobili di cristallo.
'idrogeno solforato che la tingerà in nero. A proposito di questi metalli di impurità, trovo anzi opportuno di notare che, per esempio, in Francia
2° Zuccheri raffinati che si ottengono sottomettendo gli zuccheri greggi alla chiarificazione e decolorazione mediante l'albumina ed il nero animale. Sono di color bianco-opaco, senza odore, di sapore dolce caratteristico e formati in agglomerazioni di piccoli cristalli fosforescenti con la percussione ed all'oscurità, a frattura saccaroide e tanto più duri, sonori e ruvidi al tatto, quanto più costituiti di zucchero puro.
2° Zuccheri raffinati che si ottengono sottomettendo gli zuccheri greggi alla chiarificazione e decolorazione mediante l'albumina ed il nero animale
Oltre a ciò, una infusione del caffè sospetto (decolorata mediante il carbone animale) trattata con solfato di ferro, si colorerà in nero (tannato di ferro) e con tintura di jodio si tingerà in azzurro (joduro d'amido), qualora esista realmente la frode.
Oltre a ciò, una infusione del caffè sospetto (decolorata mediante il carbone animale) trattata con solfato di ferro, si colorerà in nero (tannato di
g) Addizione di solfato di ferro. Fatta nello stesso intento che quella dell'allume, può riconoscersi con facilità per i seguenti segni: il vino contenente vetriolo verde o solfato ferroso, rimanendo in contatto dell'aria, diviene nerastro e, lasciato in riposo, dà luogo ad un deposito nero, ricco di ferro. I tappi di sughero rimasti a contatto di questo vino si tingono più o meno di nero.
contenente vetriolo verde o solfato ferroso, rimanendo in contatto dell'aria, diviene nerastro e, lasciato in riposo, dà luogo ad un deposito nero, ricco
Gettando una o due gocce di vino cosi adulterato sopra un foglio di carta bianca da scrivere, ed allargandovele con bacchetta di vetro, fino a che giungano a bagnarne una superficie eguale a quella di un pezzo da cinque centesimi, lasceranno, disseccandosi, una macchia quasi nero inchiostro; ciò non avverrebbe qualora il vino fosse genuino, inquanto questo lascia appena una leggerissima macchia grigio-rossastra.
giungano a bagnarne una superficie eguale a quella di un pezzo da cinque centesimi, lasceranno, disseccandosi, una macchia quasi nero inchiostro; ciò
3° Carta saturnina. Non agisce sulle acque di fresco attinte, si abbrunisce con quelle conservate a lungo e di cattiva qualità, svelando l'esistenza di acido solfidrico libero o combinato, che reagendo sul sale di piombo di cui è imbevuta la carta, forma del solfuro di piombo colorato in nero.
di acido solfidrico libero o combinato, che reagendo sul sale di piombo di cui è imbevuta la carta, forma del solfuro di piombo colorato in nero.
5° Il carbone o nero animale però gode di una virtù purificatrice molto più spiccata del precedente. Agisce in special modo sui gas nocivi dell'acqua assorbendoli e ne decompone rapidamente le sostanze organiche. A quest'azione chimica aggiunge un potere filtrante meccanico assai rilevante. Quando sia puro, o depurato dal solfato e carbonato di calce mercè la lavatura con acqua acidulata di acido cloridrico, è una fra le migliori materie filtranti che si conoscano.
5° Il carbone o nero animale però gode di una virtù purificatrice molto più spiccata del precedente. Agisce in special modo sui gas nocivi dell'acqua
Pianticella gramignacea annuale, originaria delle Indie. Se ne contano 3 varietà, secondo il colore del seme, bianco gialliccio e nero. Da noi si coltiva solamente il gialliccio e vuol terreno sciolto, pingue, solatio. Si semina raro in Giugno e Luglio, dopo la messe. Si chiama miglio dai mille semi che produce. Anche il miglio dà farina per alimento. Lo stesso nome antico di panicum indica che serviva a far pane. Da noi si dice ancora pan de mej perchè una volta anche da noi se ne usava, onde il sonetto del Burchiello: Perchè a Milan si mangia pan di miglio? Plinio al lib. 28 cap. 10 dice: Milio campania gaudet præcipuo, pultemque candidam ex eo facit: fit et panis prœdulcis. Appare da qui che ai tempi di Plinio si coltivava la varietà bianca, e che fino d' allora il miglio serviva per chicche da offelleria. In Asia se ne fà una certa polenta che si mangia con olio e grasso di porco. Del resto era usato come farina da pane nell'Etiopia, nell'Egitto, Persia, Siria e nell'Arabia. I semi del miglio si possono cocere in minestra col brodo e massime col latte, se ne fà torte. Ridotto in farina è buono a far polenta e pane che appena uscito dal forno è saporitissimo e non isdegnato dai gusti più delicati. La farina serve pure in pasticceria. Col miglio si alimentano i pulcini, le galline, il pollame e molti uccelli. I selvaggi lo arrostiscono. In Tartaria se ne compone una specie di birra e una certa aquavite che chiamano Bysa. Il miglio dev'essere conservato in luogo assai asciutto e dura così più d'ogni altro grano.
Pianticella gramignacea annuale, originaria delle Indie. Se ne contano 3 varietà, secondo il colore del seme, bianco gialliccio e nero. Da noi si
La scorzonera è una pianticella erbacea, della famiglia delle cicorie, della quale si mangiano le radici. Se ne conoscono 8 varietà. Da noi due se ne coltivano. La bianca (tropogon porrifolium), che è annuale, e si semina in primavera, per raccoglierne le radici in Ottobre ed in seguito, e vuole terreno profondo e grasso. È dolce e si fa friggere e conciare con burro come i legumi ed in insalata. L'altra la nera, o salsifino (scorzonera hispanica) è meno coltivata delle precedenti, perchè meno preferibile. È bisannuale, e produce una lunga e carnosa radice a pelle nera e carne bianca, di gusto amaro, che mangiasi pure a mo' dell'altra. Si semina egualmente, à fiori violacei in Luglio. Nel linguaggio dei fiori: rozzezza. Benchè perdurino due anni nel secondo perdono di bontà. Gli uccelli sono assai ghiotti del suo seme. La specie humilis dà fiori dei quali si cava una tintura color nero. Alla prima specie (tropogon) appartiene quella così detta barba di becco o barba di prete (tropogon pratense) in milanese barbabicch o erbabicch od anche bassabicch. Alcuni la vogliono originaria dalla Siberia, ma pare invece che sia della Spagna, come lo indica anche il suo cognome hispanica, la quale si ritiene pure la sola vera scorzonera. Il suo nome viene dal colore della sua scorza. Il medico portoghese Nicolò Monardes scrive che la scorzonera fu scoperta solo verso la metà del secolo XVI ad Urgel in Catalogna in una località detta il Monte Bianco. E racconta che quel paese era molestato ed invaso da serpi velenose, dette scorzoni, e che un moro d'Africa curava i morsicati colla sua radice. Da qui il medico portoghese inferisce che venne il suo nome di scorzonera, cioè erba atta a guarire dagli scorzoni che, a sua detta, muoiono subito se si riesce a metterla loro in bocca. Ve la dò come l'ò trovata su un libro stampato a Venezia appresso Francesco Zilletti nell'anno 1582.
due anni nel secondo perdono di bontà. Gli uccelli sono assai ghiotti del suo seme. La specie humilis dà fiori dei quali si cava una tintura color nero