Raschiate bene gli sparagi, sbucciate le patate e tagliatele a pezzetti, pulite e tagliate a fettine il bianco del porro; lavate il tutto e mettete a bollire in tanta acqua, quanta ne occorra perchè sia completamente coperto. Quando le verdure sono ben cotte tagliate le puntine verdi degli sparagi e mettetele da parte. Passate tutto il resto al setaccio. Poi rimettete al fuoco la purea, salate, aggiungetevi le punte degli sparagi e una noce di burro. A parte nella zuppiera sbattete un tuorlo d'uovo con mezzo bicchiere di panna fresca. Non appena la minestra ha ripreso il bollore versatela pure in zuppiera e servitela con crostini di pane fritti.
bollire in tanta acqua, quanta ne occorra perchè sia completamente coperto. Quando le verdure sono ben cotte tagliate le puntine verdi degli sparagi
Mettete a lessare con la buccia circa due chili di patate grosse e farinose. Quando sono ben cotte spellatele, passatele al setaccio e mettete il passato sulla tavola, dove le impasterete con la farina. È difficile dire la dose della farina occorrente perchè dipende da quanta le patate possono assorbirne, ma si aggira intorno ai quattro etti o poco più. Formate dei bastoncini grossi un dito e tagliateli a pezzettini di tre centimetri circa, infarinateli e passateli sul rovescio di una grattugia o su una forchetta premendoli leggermente col pollice. Fate bollire una pentola con molta acqua salata, poi immergetevi i gnocchi. Man mano che essi vengono a galla, toglieteli con la schiumarola e disponeteli su un piatto a strati con parmigiano, burro e sugo di carne o con una buona salsa di pomidoro.
passato sulla tavola, dove le impasterete con la farina. È difficile dire la dose della farina occorrente perchè dipende da quanta le patate possono
La cucina toscana è molto limitata per ciò che riguarda i dolci, tutti assai semplici e senza creme o guarnizioni. Il castagnaccio (o migliaccio) non può essere considerato un vero e proprio dolce, ma viene tuttavia servito alla fine del pranzo e quindi ve lo presentiamo come dolce. Setacciate in una terrina la farina di castagne insieme ad un pizzico di sale, e unitevi a poco a poco tanta acqua quanta ne basta per fare una poltiglia piuttosto sciolta e senza grumi. Unitevi una manciata di pinoli, prima liberati della loro pellicina, e di uvetta passa prima lavata e gonfiata in acqua calda. Mescolate bene e versate il composto in un teglia di rame stagnato, unta abbondantemente di olio. Disponete sul castagnaccio ancora qualche pinolo e qualche gheriglio di noce, versatevi un po' di olio e mettete in forno fino a che il castagnaccio non abbia preso una bella tinta scura staccandosi dai bordi della teglia. La cosa più difficile è di regolare la quantità di olio, perchè se è troppo, il castagnaccio riesce esageratamente unto e se è poco non si stacca dalla teglia. Ma con un po' di pratica dopo la prima volta si riesce benissimo a dosare l'olio come si deve.
una terrina la farina di castagne insieme ad un pizzico di sale, e unitevi a poco a poco tanta acqua quanta ne basta per fare una poltiglia piuttosto
Stemperate il lievito di birra con acqua tiepida in 75 grammi di farina formando un panino rotondo di giusta consistenza. Fategli un taglio a croce e ponetelo a lievitare entro una casseruolina con un velo di farina sotto per circa 15 minuti. Alla farina che rimane (circa 275 grammi) fate una buca in mezzo, ponetevi lo zucchero, il sale, i tuorli d'uovo, il burro, la buccia grattugiata di limone e il lievito già preparato. Impastate aggiungendo acqua tiepida quanta occorre (qualche cucchiaio) e formate una pasta piuttosto soda; lavoratela per circa cinque minuti sino a quando si stacchi dal tavolo, dopo di che aggiungete l'uva sultanina, l'arancia e il cedro tagliati a dadini. Lasciate lievitare l'impasto così preparato in uno stampo unto di burro piuttosto stretto e alto, sino a quando avrà raddoppiato il suo volume, fategli un taglio a croce e ponetegli nel centro una nocciolina di burro. Mettete adesso in forno il panettone e dopo dieci minuti levatelo rapidamente per aprire le quattro punte provocate dal taglio a croce; rimettetelo in forno per altri 40 minuti circa alla temperatura di 1800 quindi sfornatelo e lasciatelo raffreddare.
acqua tiepida quanta occorre (qualche cucchiaio) e formate una pasta piuttosto soda; lavoratela per circa cinque minuti sino a quando si stacchi dal
Questi piccoli dolci molto umili sono in uso nelle campagne del Lazio, più ancora che a Roma. Cominciate col rompere l'uovo in una grande scodella e mescolatevi un cucchiaio di zucchero e uno di olio finissimo assaporando con un po' di sale, e profumando il composto con un po' di buccia di limone grattugiata. Mescolate ogni cosa amalgamando bene quindi aggiungete tanta farina quanta ve ne occorrerà per formare una pasta piuttosto consistente. Continuate a lavorare la pasta fin che diventi ben liscia e vellutata. Con un cucchiaio dovrete versare la pasta in teglia fonda contenente olio bollente lasciando che i dolci galleggino e diventino di un bel colore dorato. Durante la cottura le castagnole devono gonfiarsi e divenire leggere e soffici. Posatele su un piatto, e spolveratele con dello zucchero in polvere. Potrete anche servirle con una marmellata diluita oppure con una buona » crema di cioccolato.
grattugiata. Mescolate ogni cosa amalgamando bene quindi aggiungete tanta farina quanta ve ne occorrerà per formare una pasta piuttosto consistente
Prendete tanta pasta lievitata da pane quanta ve ne occorre, e distendetela uniformemente in una teglia il cui fondo sarà stato prima unto con olio e cosparso di sale. Pizzicatene la superficie con le dita, spargetevi sopra altro sale e olio e fate cuocere in forno.
Prendete tanta pasta lievitata da pane quanta ve ne occorre, e distendetela uniformemente in una teglia il cui fondo sarà stato prima unto con olio e
Impastate l'uovo con lo zucchero, farina quanta ne basta per impastare il tutto un bicchierino di rhum, un poco di fecola e una noce di strutto, e quando avrete ottenuto una pasta morbida, tagliatela a pezzetti cui darete la forma di piccole fave. Fate friggere in abbondante olio bollente o strutto, poi spolverizzatele di zucchero al velo, e servitele calde.
Impastate l'uovo con lo zucchero, farina quanta ne basta per impastare il tutto un bicchierino di rhum, un poco di fecola e una noce di strutto, e
Battete in una insalatiera le uova con lo zucchero, versatevi un bicchierino di rhum ed uno di marsala, poi aggiungetevi farina bianca quanta ne occorre per ottenere una pasta piuttosto dura; quindi un pugno di farina gialla, il lievito, l'uvetta precedentemente immersa in acqua tiepida e strizzata e la marmellata dura tagliata a dadetti. Lasciate lievitare per un poco e poi gettate la pasta a cucchiaiate in una padella di abbondante olio bollente.
Battete in una insalatiera le uova con lo zucchero, versatevi un bicchierino di rhum ed uno di marsala, poi aggiungetevi farina bianca quanta ne
Rompete 6 uova in una terrina, frullatele bene, e aggiungetevi tanta farina quanta basta per farne una crema liscia, salate appena e versatevi acqua sufficiente fin che si sarà formata una pasta molto morbida. Sfregate con un pezzetto di prosciutto una padella di ferro mettendola al fuoco e quando è suffcientemente scaldata e unta, versatevi un cucchiaio di pasta e lasciate che si stenda sul fondo della padella formando come un leggero velo; appena comincia a fare le bollicine, capovolgetela e fatela asciugare anche dall'altra parte, poi levatela e continuate così fino ad esaurimento della pasta. Ponete le frittatine su Un piatto largo, e cospargetele, una ad una, di parmigiano grattugiato, o pecorino dolce, arrotolatele strettamente e mettetele nei piatti fondi, poi versatevi sopra il brodo di pollo bollente e coprite i piatti fin che buona parte del brodo sarà stata assorbita dalle «scrippelle». è un piatto tradizionale che si usa molto durante il Carnevale tanto nelle campagne, dove vi si aggiunge anche del maiale, (cotenne, prosciutto), come in città.
Rompete 6 uova in una terrina, frullatele bene, e aggiungetevi tanta farina quanta basta per farne una crema liscia, salate appena e versatevi acqua
Infatti, per quanta cura si metta nella compilazione di un libro di questo genere, per quanto sia vasta l'esperienza e la scienza di chi lo pensa, lo elabora e finalmente lo scrive, per quanto sicure e garantite siano le fonti cui si attinge, non appena il libro sia stampato ci si accorge che qua e là v'è una lacuna sia pur piccola, che una dieta poteva essere arricchita, che il numero dei regimi poteva essere maggiore. Ciò è successo anche per il nostro « Cucchiaio d'Argento » e il vasto consenso che esso ha incontrato, tale da richiedere nel giro di pochi mesi una terza edizione, non ci ha impedito di notare che avremmo potuto fare al libro alcune utili aggiunte. Abbiamo chiesto alle nostre lettrici la preziosa collaborazione che ci ha permesso di aggiungere un capitolo di RICETTE REGIONALI già passate al vaglio dell'esperienza famigliare, e certo questa sezione sarà completata di edizione in edizipne, perchè la collaborazione è aperta a tutte coloro che vorranno mandarci ricette della loro regione, non ancora apparse sul « Cucchiaio d'Argento ».
Infatti, per quanta cura si metta nella compilazione di un libro di questo genere, per quanto sia vasta l'esperienza e la scienza di chi lo pensa, lo