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Maestrelli, Domenico
Il vitto del soldato. Raccolta di norme igieniche e delle più importanti nozioni sui caratteri, alterazioni, falsificazioni, preparazione e conservazione degli elementi concessi alla truppa
205275 1886 , Firenze , Collini 17 occorrenze

disidratata ed attaccata nei suoi elementi, tanto che destrina e glucosio vi si caramellizzano ed una parte di carbonio è messa in libertà, d' onde il colore

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peso, a quello del pane posto sotto esperimento, potremo valutare il per % dei suoi sali; il quale oltre il due, accennerà a falsificazione con

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suoi escrementi comunicano a questo un odore spiacevole (fig. 14).

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A seconda della specie e qualità di frumento dal quale la farina deriva, variano necessariamente le proporzioni dei suoi elementi costitutivi. Così

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, dell'Egitto (levante), della Concincina (Riz glouant), chinese. Quest'ultima varietà va specialmente distinta per i suoi granuli piccoli e

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24. — Sua composizione e suoi caratteri fisico-organolettici. La farina di granturco, di formentone, o di melica che voglia dirsi, è un'ottima

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54. — Suo uso nell'esercito e suoi caratteri. L'aceto può essere adoperato nell'esercito per più e diversi scopi: prima di tutto come condimento, se

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Per poterlo distinguere dagli aceti suoi congeneri con i quali più facilmente può essere sostituito, si accennano generalmente i caratteri seguenti:

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falsificazione di questa droga, che consiste nell'abile contraffazione dei suoi chicchi con pasta composta di sostanze varie e foggiata in grani simili

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61. — Sue varietà commerciali, suoi caratteri. L'ultimo condimento di cui occorre dire qualcosa è lo zucchero impiegato, sia nelle ordinarie razioni

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potrebbe indurre in inganno, e far giudicare per acido solforico libero aggiunto al vino, quello derivante dai suoi sali naturali. Ed è per questa ragione

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Un esame attento dei suoi caratteri e della sostanza estrattiva che lascia dopo la evaporazione, nonchè la valutazione della quantità e qualità dell

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, può offrire i suoi pericoli e non deve accettarsi mai come bevanda alimentare, senza beneficio d'esame. A parte poi ogni altra considerazione, la

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roccia, moltiplica i suoi contatti con l'atmosfera. È ben lungi dall'esser priva di sostanze organiche. Raccolta nei laghi delle valli, ove si aduna

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organici. Nel primo caso l'acqua di pozzo sarà assimilabile in tutto e per tutto a quella di sorgente, con i molti suoi pregi ed i pochi suoi difetti

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'acqua sia scevra o quasi di avanzi organici; essa rimarrà con i suoi reflessi aurei inalterati o quasi.

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, in specie l'idrogeno solforato; decompone in parte il carbonato d'ammoniaca di cui l'acqua può essere impura; precipita gran parte dei suoi sali

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Dottor Antonio
L'orto in cucina - Almanacco 1886
209243 1886 , Milano , Casa Editrice Guigoni 14 occorrenze

Lo zafferano è pianta perenne, bulbosa, originaria dall'Asia Minore, dove è indigena. I suoi fiori che dà in autunno sono ordinariamente di un

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servono nella minestra e a marinare le zuppe. I suoi nervi quando è invecchiata diconsi da noi cost (in Fr. còtes de poirèes), e si mangiano concie con

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nominato Olio di Venere. Se ne può cavare un'acquavite migliore di quella dei cereali. I suoi semi sono aromatici e lievemente stimolanti. In

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'aglio uno dei principali suoi ingredienti. Per molti è indigesta; cotta è di più facile digestione che cruda. Vogliono che tagliata a pezzi e lasciata

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filosofia, non voleva che i suoi scolari ne mangiassero onde avere il silenzio necessario nella scuola. Lionbruno, grammatico, nella sua Cronica, dice

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cantori, perchè questi mangiavano le fave ad irrobustire la voce. La fava diede il nome alla famiglia dei Fabi. Ermolao Barbaro scrive che a' suoi tempi

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, infusi, ecc. Da esso abbiamo il lupolino. Nella Svezia si usano i suoi rami lunghi e flessibili quale materia tessile per grossi cordami.

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Il Nasturzio, o Lepidio, è pianticella annuale indigena, conosciuta e coltivata nei giardini e negli orti pei suoi fiori giallo-scuri e rossi. Nel

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, Luigi XVI lo ammise alla mensa reale e Maria Antonietta al ballo della medesima sera ne ornò i suoi biondi capelli.

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ciò che si chiama pimento, o pepe di Cajenne, che à pur esso i suoi usi culinari come la più piccante delle droghe indigene. Altri lo vogliono

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cucina, le sue foglie servono per condimento e per guarnizione d'insalata. Si raccomanda per il suo odore di melone. I suoi fiori messi in decozione con

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mortales ex hordeo conficiebant». Teofrasto, che lo chiama pure oryzon, attesta che ai suoi tempi era seme peregrino. Il Bolognese Crescenzio nel 1301

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numero. I suoi fiori servono al cuoco che li frigge, al fornajo che li mescola col pane, al pasticciere che ne aromatizza le leccornie, al cantiniere

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'Italia di scienze naturali. Coi suoi semi in Egitto se ne fà una minestra saporita. In Sicilia lo si metteva nel pane. Oggi ancora si mangiano arrostiti e

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